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Chi è l’uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?



Venerdì 15 novembre abbiamo accompagnato gli studenti della prima e seconda media Chesterton all’abbazia benedettina di San Benedetto in Monte, a Norcia.

Dato che gli alunni studiano l’argomento del monachesimo in diverse materie, quale modo migliore per fare esperienza diretta di quanto appreso se non quello di far visita ai nostri cari monaci?

Siamo arrivati per la celebrazione della Santa Messa, che gli allievi hanno seguito con grande attenzione. Non stupisce questo: il melodioso canto gregoriano, il soave profumo dell’ incenso, i paramenti e i gesti solenni del sacerdote introducono e immergono i fedeli ad una consapevole e commossa partecipazione al Mistero dell’Eucarestia. Al termine, siamo usciti, tutti ancora raccolti, in un naturale, spontaneo silenzio, nato nel cuore.

È stato sufficiente arrivare davanti alla foresteria per riascoltare le risa e il vociare degli studenti: lì, sotto un cielo terso e il sole che iniziava a scaldare, abbiamo fatto merenda. Noi professori abbiamo approfittato dell’ospitalità benedettina per gustare il pane fatto dai monaci con marmellate varie e caffè.

Si è tenuto poi l’ incontro con padre Placido, che ha spiegato il perché un uomo decida di lasciare tutto per dedicarsi a Dio. La risposta si trova nel Prologo della Regola di san Benedetto, che ha letto e commentato: Quando poi il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo: "Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?". Se a queste parole tu risponderai: "Io!", Dio replicherà: "Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati dall'iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila". Se agirete così rivolgerò i miei occhi verso di voi e le mie orecchie ascolteranno le vostre preghiere, anzi, prima ancora che mi invochiate vi dirò: "Ecco sono qui!".

Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita!

Padre Placido ha quindi indicato quali sono gli strumenti che il monaco ha per “arrivare sulla cima della montagna per via direttissima”: il silenzio, il digiuno, la castità e la povertà. Sono tutte assenze (di rumore, di cibo, di un coniuge, di denaro proprio) nelle quali il vuoto che si sente conduce a Dio, che lo colma totalmente e anche di più; sempre attraverso la citazione di alcuni stralci della Regola, ha approfondito alcuni punti ed ha raccontato un po’ di sé, della sua vocazione e della vita in monastero. Uno dei punti che ha colpito di più è stato quello riguardo la culpa:  durante il momento in cui si ritrovano per parlare insieme, i monaci possono pubblicamente chiedere scusa di una mancanza commessa durante la giornata: dalle cose più piccole (ho rotto un piatto, ho rotto un attrezzo) alle cose più importanti (ho trattato male un fratello). Questo, ha detto, solitamente non accade nelle nostre famiglie. Chi, a casa, si riunisce la sera per chiedere scusa e perdonare ( tra coniugi, genitori-figli e fratelli)? Ma è molto importante farlo per riconoscere come si vive, per ottenere la virtù dell’ umiltà. Si è soffermato anche sulla preghiera: è giusto chiedere grazie, intercessioni per noi e i nostri cari ma pregare è soprattutto rendere lode a Dio, contemplarne la bellezza. Sono seguite domande degli studenti.

Al termine della testimonianza di padre Placido, ci siamo recati in visita alla scuola parentale di Norcia (avviata a settembre di quest’anno) nata dal desiderio di alcune famiglie, supportati e aiutati proprio dai monaci. Al nostro arrivo, siamo stati accolti da padre Agostino, padre Basilio e dalla maestra Francesca. I bimbi, in divisa, ci aspettavamo incuriositi e un po’ imbarazzati. Siamo entrati nelle stanze, piccole ma accoglienti: sulle pareti splendide icone, cartine colorate, ecc.  Infine, davanti alla statua della Madonna nel cortile, abbiamo cantato l’Angelus, accompagnato dai rintocchi di una campana suonata da un simpatico studente norcino.

Salutato e ringraziato tutti, siamo partiti in direzione delle assolate piane di Castellucio per pranzare e giocare. Alcuni hanno ingurgitato il pranzo per fare volare l’aquilone di un alunno di prima media.

Nel viaggio di ritorno abbiamo ascoltato le impressioni a caldo dei nostri fanciulli, ognuno è stato colpito da diverse cose: un momento della celebrazione della Santa Messa, una frase in particolare pronunciata da padre Placido ecc.

Siamo tornati a casa con il cuore grato, felice.

Deo gratias!

Di seguito alcuni commenti, estratti dai temi scritti a riguardo, degli  studenti.

Mi è piaciuta la messa con tutti quei profumi e tutti quei monaci che cantavano; nei banchi con loro si è seduto anche il nostro professore di religione, padre Bruno!

Della gita all’ abbazia di Norcia, ciò che mi è rimasto impresso di più è stata la frase letta e spiegata da padre Placido: “Chiunque tu sia, impugna le armi e diventa soldato di Cristo nostro Signore”. Questo mi fa capire che Dio ci dà l'occasione di servirLo ed entrare nel Paradiso Celeste ma tocca a noi decidere se farlo o no.

Mi è piaciuta la scuola di Norcia perché ogni casetta ha un nome diverso e le classi piccolissime sono accoglienti e dotate di ogni cosa. Dell’incontro con padre Placido, molto simpatico, mi ha colpito l'esempio del sentiero: lui è diventato Monaco perché ha scelto la via direttissima verso il Paradiso. Al ritorno ha vissuto un'avventura emozionante insieme al prof Kevin e ai miei compagni di viaggio: abbiamo attraversato una lunghissima nuvola di nebbia, in sottofondo la musica della colonna sonora del film Narnia:  mi sembrava di volare!


La professoressa Alexandra La Torre

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