
Un’insolita esperienza è quella che hanno vissuto i ragazzi del Quinto superiore del Liceo delle Scienze Umane-Les “G.K. Chesterton”, a cavallo dei mesi di marzo e aprile.
Tutto è iniziato con l’infortunio della loro insegnante di Italiano, una goffa signora che non guarda dove mette i piedi…
Ma perché privarci della freschezza delle loro considerazioni? Facciamolo raccontare ai diretti interessati, cosa è avvenuto a seguito della prolungata assenza della docente.
Stefano, un ragazzo serio, intelligente, sempre ponderato nei modi e nelle affermazioni, scrive: “Durante le ultime settimane di marzo e l’inizio di aprile, a causa di un infortunio che ha impossibilitato la nostra professoressa di italiano a fare lezione, abbiamo avuto delle ore di supplenza. Solitamente abituarsi ad un professore esterno è difficile, a causa dei diversi modi di insegnare e soprattutto al rapporto che non sarà mai lo stesso che si ha con il proprio professore. Però con la professoressa Pennesi è stato diverso, infatti era molto evidente che aveva a cuore, anche se ci conosceva pochissimo, ogni alunno. E ciò che rendeva le sue lezioni molto interessanti, non era tanto la metrica e la struttura delle poesie, ma il profondo significato dei componimenti di Ungaretti. Infatti la professoressa Pennesi ci ha fatto notare la profonda fede alla base di queste poesie, quel sentimento che nonostante tutte le difficoltà della vita si era radicato nel poeta, donandoci, così facendo, importanti spunti utili per la nostra vita”.
Maddalena, ragazza brillante e vivace, aggiunge con dovizia di particolari: “Data la momentanea assenza della nostra prof.ssa d'italiano, con grande gioia e sorpresa, è venuta a trovarci la prof.ssa Anna Pennesi. Avevamo avuto modo di conoscerla, qualche anno fa, in quanto esaminatrice della scuola di Fermo, dove abbiamo sostenuto le prove d'idoneità per i primi tre anni. Già all'epoca, si era dimostrata estremamente gentile e cordiale nei nostri confronti. Nonostante non ci conoscesse, ci trattò come se fossimo suoi alunni e questo meravigliò tutti. Trovare un volto amico in un momento così teso, non può far altro che piacere. Personalmente, ricordo che al termine dell'interrogazione, la prof.ssa Pennesi mi consigliò un libro di Alessandro D'Avenia, " L'arte di essere fragili". Ne avevo sentito parlare ma non mi ero mai cimentata in questa lettura, così qualche giorno dopo lo comprai senza però iniziarlo. L'estate scorsa, riprendendolo in mano, finalmente ho deciso di leggerlo e ne sono rimasta davvero entusiasta. D'Avenia (che già conoscevo, ma non così a fondo) è diventato il mio scrittore contemporaneo preferito, nutro profonda stima per lui ed è stato in grado, con un semplice testo, di rafforzare in me l'amore per la letteratura, ma soprattutto per la vita. Il libro è molto profondo, ricco di testimonianze e spunti di riflessione, quindi suggerisco a tutti di leggerlo. Grazie a questo incontro inaspettato ho avuto modo di ringraziare personalmente la prof.ssa per il prezioso consiglio. Ascoltando le lezioni di quest'ultima, ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che sia riuscita a trasmetterci la sua passione per la materia, per la poesia e soprattutto per il suo lavoro. Ritengo che questa sia una prerogativa fondamentale in particolare per una professione così delicata come l'insegnante. Se si riesce a trasmettere l'amore sincero per ciò di cui si parla, chi ascolta lo farà con molto più piacere e attenzione, finendo magari per appassionarsi. È una qualità che purtroppo non tutti possiedono e i ragazzi ne hanno tanto bisogno. Inoltre è emersa la grande umanità e l'ammirazione che la prof nutre nei nostri confronti e nella realtà particolare che viviamo. Sono stata davvero contenta di quest'incontro speciale e totalmente inaspettato. Spero ci saranno altre occasioni per rivederci!”.
L’ultima voce a cui abbiamo chiesto una testimonianza è quella profonda e dolce di Maria Chiara, che ha confermato la sensazione generale della classe: “La nostra professoressa di italiano ha avuto l’idea di invitare a tenere delle lezioni con noi la professoressa Anna Pennesi. Non era la prima volta che la incontravamo dato che è stata per diversi anni nostra esaminatrice nella sede dell’ “Annibal Caro” di Fermo. In quella veste è sempre stata per noi di supporto e rassicurante, nonostante l’agitazione che ci attanagliava e il clima talvolta ostile che ci accoglieva. Rivederla è stato emozionante! Lei ci ha salutato come fossimo suoi studenti e si ricordava anche degli ex alunni che aveva esaminato ormai anni addietro. Ci ha impartito i suoi insegnamenti con la passione e l’entusiasmo che la contraddistinguono. La cosa che più mi ha colpito è che il suo sapere non è settoriale, quindi collega tutto ciò che concerne il programma scolastico alla vita che ci troviamo ad affrontare. Queste lezioni sono state per noi un grande arricchimento non solo culturale: ci siamo, infatti, lasciati con un altro appuntamento assicurandoci che la rivedremo presto! Un ringraziamento va alla nostra professoressa che ha avuto questa magnifica idea”.
A qualcuno sembrerà strano che si segnali un’esperienza comune come quella di vivere alcune ore scolastiche con una “supplente”, ma strano non è, sia per lo “spessore culturale e caratteriale” dell’insegnante, sia per i semi che ognuno di noi può gettare nella vita degli altri, anche attraverso poche parole, semplici gesti, piacevoli letture, come ha fatto la nostra gentile professoressa Pennesi.
La goffa prof di Italiano
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