La Manalive Mission 2019 si è conclusa e i nostri studenti e professori, nonostante alcuni imprevisti legati ad un guasto aereo, sono tornati a San Benedetto.
Ma come è andato questo viaggio negli Stati Uniti?
Rispondiamo a questa domanda attraverso alcuni stralci dei messaggi che quotidianamente ci sono stati inviati, messaggi che formano il cosiddetto “Diario di bordo”.
È stato un viaggio fatto con lo scopo di incontrare dei cari amici, per far crescere l’amicizia in Cristo tra la nostra Scuola Chesterton e la Chesterton Academy. Ma prima di tutto sono i nostri ragazzi e professori che vivono un’amicizia cristiana tra di loro, e andando negli Stati Uniti la comunicano agli altri. Come riportato da Andrea nella sua presentazione ai ragazzi della Chesterton Academy: «I periodi che trascorro in Compagnia mi aiutano a rimettere Gesù al centro della mia vita perché tutte le attività in cui vengo coinvolto: centri estivi, riunioni, cene, campi, questo viaggio in America, mi servono per ritrovare la bellezza della mia vita. Attraverso i miei amici mi rendo conto che dobbiamo costantemente lavorare per il buono che c’è in questo mondo senza farci guidare dalle mode o spaventare dalla fatica e San Lorenzo ci può essere di esempio perchè ha affrontato la morte rimanendo fedele alla fede».

Flavia riporta: «Di questa giornata [5 Settembre] mi piacerebbe sottolineare due cose in particolare: la prima, che può sembrare scontata, ma che per me non lo è, è il fatto che dopo sessanta ore passate tutti insieme ieri sera ci ha fatto strano separarci. Tutto ciò mi fa pensare a quanto io sia legata ai miei amici e a quello che vivo con loro. La seconda cosa è il costante sorriso sui volti di tutti questi ragazzi, curiosi di sapere tutto quello che ci riguarda. E noi siamo qui per questo».

Che si sia trattato di un viaggio con uno scopo alto e non di una vacanza emerge da questo brano scritto da Pier Giorgio, ex alunno della scuola che ha raggiunto gli altri in Minnesota più avanti: «[13 Settembre] L’impressione è proprio quella di essere al servizio di qualcosa di più grande, che a mano a mano sta prendendo forma. Molto avviene grazie alla buona volontà che ci mettiamo nel fare le cose. Penso alla fatica che fanno i ragazzi ad esprimersi, ma Nostro Signore premia il loro intento di starci e di vivere da protagonisti. I nostri ragazzi sono proprio bravi, vedo che stanno facendo davvero un buon lavoro che porterà grandi frutti. È bellissimo vedere come loro [i ragazzi americani] cerchino quello che noi abbiamo a San Benedetto e come questo implichi in primis un cambiamento radicale della propria vita. Ovvero amare Cristo o vivacchiare».

Scrive Abigail: «Posso dire che veramente la cosa più bella della Manalive Mission è che siamo sempre noi, dal fuoco nella notte gelida di settembre a Minneapolis al mare di San Benedetto».
Concludiamo con le parole dei nostri amici americani, che descrivono lo stato d’animo di questi giorni. Scrive Julia: «Con le loro presentazioni e presenza [degli italiani] credo che gli studenti [americani] inizino a capire la Compagnia, la vita nella fede e l’amicizia vera. Ora capisco di più quello che devo fare, e come farlo».
Mara Hertelendy, infine, sintetizza bene lo scopo per cui facciamo tutto: «Lascio fare al nostro Re. Noi continuiamo a seminare, a coltivare quello che c’è davanti a noi. Ma è Lui che fa crescere e Lui che ci dà da mangiare. Senza di Lui, non c’è frutto. Aspetto con gioia quello che farà Lui».

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