Mercoledì 6 Novembre, le professoresse di italiano e di storia, ci hanno presentato un Power Point riguardante la prima guerra mondiale. Personalmente, sono sempre stata molto attratta dall’argomento; lo studio delle guerre mi ha da sempre interessata molto, anche se non so bene il perché.
Spesso, però, nell’affrontare questi temi si sottovaluta l’impatto che le guerre hanno avuto sulla società in generale, dato che ci fu un cambiamento radicale di quelle che erano le abitudini quotidiane, ma soprattutto su tutti quei semplici uomini che si sono trovati costretti ad abbandonare i propri cari per recarsi al fronte, a sostenere una guerra dalla quale probabilmente non sarebbero più tornati. Di solito, si sente dire che gli uomini si arruolarono perché mossi da un forte sentimento patriottico, cosa che sarà stata vera sicuramente per alcuni, ma la maggior parte di essi avrebbe fatto volentieri a meno di lasciare i propri figli, le proprie mogli, i propri genitori per recarsi nelle trincee a soffrire il freddo e patire la fame.
Del lavoro svolto a scuola, mi ha colpito molto la vicenda avvenuta durante la prima viglia di Natale trascorsa dai soldati nei campi di battaglia. In questa occasione, infatti, gli schieramenti inglesi e tedeschi si sono uniti cantando dei cori natalizi e giocando a pallone insieme. Tutto ciò dimostra che non è nella natura dell’uomo farsi la guerra e fa capire come deve essere stato difficile per i soldati di entrambi gli schieramenti fare fuoco sul nemico. Testimonianze effettive della guerra possiamo trovarle anche nelle poesie ed è ciò che la professoressa ci ha mostrato, riprendendo il testo di “Soldati” di Ungaretti. Questo autore è uno dei miei preferiti in assoluto e ho letto più volte le sue poesie; non in tutti i suoi componimenti, però, è riuscito ad essere così profondo. Nella poesia “Soldati”, invece, tutto ciò che racconta lo ha vissuto in prima persona ed è proprio questo aspetto che mi ha sempre colpito: la capacità di esprimere molto in poche righe.
Il power point mi ha poi fatto riflettere sul fatto che la situazione, relativamente pacifica, in cui ci troviamo a vivere oggi è possibile grazie al sangue che molti uomini hanno versato anni fa e di cui, spesso, neanche ci ricordiamo. Dobbiamo, dunque, ritenerci fortunati per tutto ciò che abbiamo e non dare mai niente per scontato.
Gloria Barra, alunna del III liceo delle Scienze Umane
Comments