Alla ricerca del bello!
- Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton
- 1 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Quest’anno, per la prima volta, mi è stato chiesto di partecipare alla gita dei ragazzi delle superiori in veste di Prof.
Non nego che sono stata davvero molto contenta della proposta, ero consapevole che mi sarei sicuramente divertita con loro, infatti non mi sbagliavo!
Ciò che desideravo per questi quattro giorni era di poter conoscere meglio gli splendidi ragazzi che mi sono stati affidati.
Siamo partiti lunedì 17 marzo, alle cinque del mattino, in direzione Firenze. Tra karaoke e giochi, siamo finalmente giunti alla nostra destinazione.
Non starò qui a raccontare tutti i monumenti e i luoghi visitati, ciò che vorrei trasmettere è ben altro. Come per il gala, anche la gita è un momento in cui riusciamo a riscoprirci facendo qualcosa di diverso dall’ordinario.
Tutto ciò che abbiamo visto, dalle chiese ai piccoli vicoli, era meraviglioso. Ma ciò che più mi ha toccato sono state le storie dietro a quei posti. Dietro ad ogni monumento, c’era una persona che con amore e passione ha portato a termine il suo lavoro. Più volte è stato ribadito ai ragazzi che anche loro possono costruire la loro Firenze. Ognuno, con i suoi talenti può creare qualcosa di buono, nessuno è senza speranze. Non chiediamo loro di costruire la cupola del Brunelleschi, ma di curare giorno per giorno le cose belle che la vita offre; le amicizie, la famiglia, la propria casa, i compagni e così via.
Come dice il nostro caro Chesterton “ Se gli uomini amassero Pimlico come le madri amano i loro figli, arbitrariamente, perché sono i loro figli, Pimlico in un anno o due diventerebbe una città più bella di Firenze. Alcuni lettori diranno che questa è pura fantasia. Io rispondo che è la storia reale dell’umanità. Così, di fatto, avvenne quando le città divennero grandi. Rintracciate le origini più scure della civiltà e le troverete legate a qualche pietra sacra o intorno a qualche pozzo sacro. La gente comincia prima ad onorare un luogo; poi acquista gloria per esso. Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini l’avevano amata”.
L’anno scolastico è quasi terminato, e questa gita è stato un momento per tirare le somme di ciò che ho vissuto e che sto vivendo. Non pensavo che questo lavoro mi avrebbe appassionato così tanto, ho capito che ognuno di questi studenti ha qualcosa di meraviglioso che a volte è nascosto, ma comunque c’è. Anche il più scalmanato di loro, con un buon amico e una buona guida che gli vuole bene, può crescere e diventare un bel fiore. La cosa principale che mi è stata trasmessa dai miei colleghi, ormai veterani, è stata proprio questa: vedere ciò che di bello c’è in ogni ragazzo, anche quando tutto sembra dire che non c’è niente da fare.
C’è una frase che mi sta tanto a cuore di San Francesco di Sales e che cerco di non dimenticare mai “Nella cura delle anime, occorrono una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza“.
Spero con tutta me stessa di aver lasciato anche solo un piccolo semino buono nei loro cuori. Al contrario, invece, tutti loro mi hanno riempito il cuore di gratitudine.
Professoressa Martina Giustozzi
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