Giovedì 24 ottobre, noi alunni della scuola Chesterton, accompagnati dagli insegnanti di matematica e di diritto, siamo andati a Rimini per partecipare ad un incontro intitolato: “INGANNATA - Perché nessuno è nato nel corpo sbagliato. Nemmeno io”. Abbiamo ascoltato la testimonianza di Luka Hein, che ha raccontato la sua storia. Luka è una ragazza statunitense di 22 anni che durante la sua adolescenza, a 14 anni, visse un periodo molto difficile, a causa della separazione dei suoi genitori. Non avendo più punti di riferimento, provò a reagire alle sue difficoltà cercando sul web l’aiuto e il sostegno di cui aveva bisogno. Ma ciò che trovava peggiorava il suo stato. Allora consultò psicologi e vari specialisti che le consigliarono un’unica soluzione: cambiare sesso. Tutti affermavano infatti che il disagio che stava vivendo era dovuto ad una errata percezione di sé. Nessuno ritenne opportuno indagare più a fondo. Ai genitori di Luka, scettici su questa soluzione decisamente drastica, gli esperti dicevano: “Preferite una figlia morta o un figlio vivo?” Sostenevano, infatti, che Luka avrebbe tentato il suicidio, se fosse rimasta una ragazza. Perciò Luka, di fronte a questa unica soluzione prospettatale, non vedendo altra possibilità di uscita, decise di seguire la strada che le veniva proposta.
Iniziò il percorso di cambiamento di sesso assumendo antidolorifici e testosterone. Queste sostanze le davano un’illusoria serenità, provava finalmente sollievo, era contenta e fiera di stare meglio. Tutti erano soddisfatti del suo miglioramento e la incoraggiavano. Luka affrontò, a 16 anni, una mastectomia e continuò ad assumere massicce dosi di testosterone.
Con il tempo, però, diventò sempre più in grado di guardare dentro sé stessa in modo maturo e consapevole. Lentamente si rese conto che il cambio di sesso non aveva prodotto nessun effetto positivo in lei. Allora decise, con grande coraggio, di intraprendere la detransizione, cioè di tornare indietro.
Cominciarono le difficoltà: la sua assicurazione sanitaria non avrebbe coperto le spese per la detransizione, il testosterone le procurava dolori articolari. Si trovò sola contro tutti. Solamente i genitori le rimasero accanto, in particolare la madre. I medici che l’avevano seguita fino a quel momento la lasciarono sola. Luka andò avanti con coraggio, si era resa conto che i suoi problemi psicologici non derivavano da uno “sbaglio di natura” ma erano dovuti alle normali crisi adolescenziali, e al comprensibile dolore causato dalla separazione dei suoi genitori. Oggi è una ragazza che sopporta con coraggio le conseguenze, fisiche e psicologiche, di quello che le è accaduto.
Questa testimonianza mi ha colpito perché mi ha fatto riflettere sui profondissimi cambiamenti che stanno avvenendo nella mentalità di molte persone, negli Stati Uniti ma anche in Europa. La moderatrice dell’incontro e gli altri ospiti sul palco ci hanno incoraggiato a riflettere su questi temi, a vigilare, e a difenderci da queste teorie che, a prima vista, sembrano rispettose dei sentimenti e delle inclinazioni delle persone.
Sono d’accordo con la moderatrice che sosteneva quello che noi ragazzi sappiamo benissimo: una ragazza di sedici anni non può essere pienamente consapevole delle conseguenze di scelte così radicali per la propria vita. Ma spesso, quando arrivano le difficoltà, un adolescente è solo e corre il rischio di fare scelte sbagliate che influenzeranno poi tutta la vita futura. Inoltre queste scelte possono essere condizionate dal clima culturale del momento, che indica soluzioni che, a distanza di tempo, non sempre si rivelano buone. A questo si aggiunge una caratteristica dell’adolescenza: spesso noi ragazzi tendiamo ad isolarci, a rintanarci nella nostra testa, e di conseguenza non ascoltiamo nessuno e seguiamo solo il nostro istinto. Bisogna invece imparare a chiedere aiuto ad adulti affidabili, ai propri amici, farsi aiutare nelle difficoltà, ascoltarli. Invece a me (ma non solo a me) viene più facile seguire chi riesce a toccare le mie emozioni, anche se sono persone che non conosco e che non mi conoscono.
Ho imparato che non si deve ricorrere a persone che non ti conoscono, non sanno chi sei e magari vogliono importi un’idea sbagliata! Non bisogna seguire quello che il mondo propone, anche sottoforma di presunta evidenza scientifica. Quando cresciamo facciamo troppo affidamento su emozioni, sensazioni... che sono armi che il demonio usa per metterci in subbuglio la vita. Occorre capire e giudicare quello che proviamo e per far questo è necessario affidarsi agli amici veri, che ti sono vicino, ti conoscono bene, con i tuoi pregi e i tuoi difetti e, con te, camminano. Questo è il modo migliore per mettersi nelle mani di Dio, accettare la sofferenza (che poi è la stessa che tutti vivono) per farne un giardino fiorito di virtù, perché è proprio dalle difficoltà che si impara.
Luka si è resa conto di non stare bene dopo l’operazione, anzi, stava peggio. È tornata sui suoi passi e ha fatto affidamento su chi le voleva bene, si è confidata con la sua mamma, si è liberata del peso che aveva e ha iniziato a costruire veramente la sua vita, anche se le conseguenze delle sue scelte la accompagneranno per tutta la vita.
È stato molto interessante partecipare a questo incontro, ci ha permesso di riflettere su tante cose importanti. Ne abbiamo discusso tutti insieme, dopo l’incontro, quando il prof Marco ci ha portato a mangiare la pizza, anche si era fatto un po’ tardi! È stato molto bello condividere le nostre riflessioni, ci siamo trovati d’accordo su molte cose.
Marco Pellei, Giacomo Pellei (II superiore), Anna Maria Sermarini (III superiore)
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